Ciclo di tre conferenze - martedì 8 / 15 / 22 maggio 2018
Quali sono le radici spirituali e sociali dell’identità europea? Il dibattito in proposito permane particolarmente vivace. Vi sono alcuni grandi valori che in parte si sono perduti oppure hanno conosciuto dei grandi processi di trasformazione. D’altra parte i filoni greco-latini letterari, filosofici ed artistici e quelli giudaico-cristiani rappresentati dalla Bibbia e dalle letterature rabbinica e patristica restano punti di riferimento culturali originari. Per chi? Per tutte le donne e tutti gli uomini che siano nati in Europa e vivano il fatto di essere europee/i non come un bastione da difendere, ma come una ricchezza da condividere seriamente con altre persone di diversa provenienza, che oggi abitano nelle nostre città e nei nostri paesi. Vi sono alcune parole-chiave che in proposito sono un utilissimo oggetto di ricerca e di riflessione. Dopo il notevole interesse suscitato lo scorso anno, in questo secondo ciclo di serate ci occuperemo del concetto di "giustizia", che ha avuto, nei filoni culturali appena menzionati, una grandissima rilevanza e ha inciso variamente nella società dei secoli successivi sino ad oggi. Principi come "non praticare violenza verso l’altro" e "dare a ciascuno il suo" sintetizzano la giustizia auspicabile in ogni tempo? A questo e ad altri interrogativi cercheremo di dare qualche risposta, operando per frammenti e riferimenti testuali, in modo divulgativo, chiedendoci, in ultima analisi, quale importanza culturale possa avere la "giustizia" antica per la vita di oggi. * * * * *
Martedì 8 maggio 2018, ore 20.30 - 1° incontro Che cosa significa "giustizia" nelle Scritture ebraiche e cristiane? Linee orientative e letture di testi "Giustizia" e "giusto" sono due parole che nelle lingue bibliche (ebraico, aramaico, greco) esprimono dei valori diversi e più ampi della pur importantissima nozione retributiva e distributiva di giustizia, in quanto fanno riferimento ai due rapporti essenziali della vita umana, inscindibilmente considerabili: quello con il Dio del Sinai e di Gesù Cristo e quello con gli altri esseri umani. Nel corso di questa serata saranno proposte alcune osservazioni globali sulla nozione biblica di giustizia e si offrirà la lettura sintetica di alcuni testi particolarmente eloquenti in proposito. Relatore: Ernesto Borghi Nato a Milano nel 1964, sposato con Maria Teresa (1999) e padre di Davide (2001) e Michelangelo (2007), è laureato in lettere classiche (Università degli Studi di Milano – 1988), licenziato in scienze religiose (Università di Fribourg – 1993), dottore in teologia (Università di Fribourg - 1996), baccelliere in Sacra Scrittura (Pontificia Commissione Biblica – 2012). È biblista professionista dal 1992. Dal 2003 presiede l’Associazione Biblica della Svizzera Italiana (www.absi.ch) e coordina la formazione biblica nella Diocesi di Lugano. Tra i suoi libri più recenti: Il cammino dell’amore. Lettura del vangelo secondo Giovanni, Edizioni Terra Santa, Milano 2016; Credere fa essere umani? Dal vangelo secondo Matteo alla fede quotidiana per tutti, Elledici, Torino 2016; (a cura di), MARCO. Nuova traduzione ecumenica commentata, Edizioni Terra Santa, Milano 2017; Di’ soltanto una parola. Per leggere la Bibbia nella cultura di tutti, Effatà, Cantalupa (TO) 20182.
Che cosa significa "giustizia" nella grecità e nella latinità antiche? Chiavi e percorsi di lettura Elaborato dapprima a livello del pensiero mitico (dall’epos alla tragedia), il concetto di giustizia diviene oggetto di riflessione teorica a partire dai filosofi presocratici. La concezione unitaria secondo cui la giustizia umana ha le proprie radici in quella divina e si fonda sull’universalità del diritto naturale è scardinata dalla sofistica, il cui relativismo, nonostante la confutazione socratica, sopravvive in alcune correnti filosofiche ellenistiche, di cui è traccia anche nella letteratura latina. Movendo dall’elaborazione greca (specialmente Platone e Aristotele), la nozione latina di giustizia (Cicerone, Seneca, giuristi imperiali) ne accentua la connessione con valori come l’uguaglianza e, in età imperiale, la clemenza del princeps. Relatore: Elio Marinoni Laureatosi nel 1971 in lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, Elio Marinoni vi ha poi svolto per alcuni anni, attività di ricerca e di assistentato nel settore della storia antica. Dal 1977 al 2011 ha insegnato latino e greco al Liceo di Mendrisio; nell’a.a. 2012/2013 è stato responsabile del corso di didattica disciplinare delle lingue antiche al master per l’insegnamento nelle SMS organizzato dal DFA-SUPSI (Locarno). Le sue pubblicazioni comprendono: articoli di storia antica e di letteratura classica; traduzioni e curatele di testi latini (Cesare, La guerra civile, Rusconi, Milano 1976; Id., La guerra gallica, ivi 1997; Seneca, Ad Helviam matrem de consolatione, Signorelli, Milano 2000); relazioni su temi di didattica del latino e collaborazioni alla manualistica scolastica nel campo della letteratura latina (da L'Antologia Latina, Morano, Napoli 1994 ad alcuni recenti volumi a più mani).
La "giustizia" dell’antichità mediterranea e mediorientale può essere utile alla vita umana di oggi? Riflessioni e prospettive Intervento di Massimo Lolli Nell’ottica di una più generale rei publicae cura, la iustitia è una tessera importante di quel mosaico di valori morali, che faceva di un imperatore romano un optimus princeps. Il senso stesso di giustizia, che ne derivava, aveva risvolti molto pratici e, per quanto la si potesse sbandierare in termini assoluti sulle monete, nei testi d’elogio imperiali assumeva i contorni del princeps nel suo ruolo ufficiale di legislatore, di giudice equo, di riformatore, di custode giusto e saggio delle leggi, di garante della loro corretta applicazione, di amministratore scrupoloso, nonché di uomo di governo mite verso i vinti. Ed infatti, è proprio nei discorsi encomiastici che l’imperatore, dopo aver combattuto, manifestava la sua giustizia anche nella forma della clementia principis. Tramite la lettura di alcuni passi significativi si potrà cogliere l’espressione concreta della giustizia, quale componente imprescindibile dell’uomo di governo. Intervento di Renzo Petraglio In tema di giustizia, una pagina fondamentale della Bibbia ebraica la troviamo nel libro di Geremia. Questo profeta, attivo fin dall’anno 626, ci ha lasciato un quadro della situazione politica e sociale di Gerusalemme al tempo del re Giosia (640-609) e dei suoi figli: Ioacaz (tre mesi), Ioiakìm (609-598) e Sedecia (597-586) che regnarono fino alla distruzione di Gerusalemme. Renzo Petraglio, nato a Scudellate nel 1945, sposato con Maria Pia e papà di due figlie e di due figli, ha conseguito - all’università di Friborgo - le licenze e i dottorati in teologia e in lettere classiche. Sempre a Friborgo ha lavorato come assistente di Bernard Trémel per il Nuovo Testamento; poi ha insegnato greco, latino e religione al liceo di Locarno. Per la traduzione interconfessionale della Bibbia in lingua corrente, ha lavorato come revisore per il Nuovo Testamento e come traduttore per i libri del Siracide e della Sapienza. Inoltre, dal 1993, lavora per i giovani che a Bujumbura, in Burundi, al Centre Jeunes Kamenge, si impegnano per la pace. Massimo Lolli, nato a Mendrisio nel 1963, è sposato con Andreana ed è padre di due gemelli, Michela e Matteo. È filologo classico di formazione. Ha conseguito la licenza (1988) e il dottorato in Lettere (1997) all’Università di Friburgo (CH), soggiornando, quale borsista del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, a Göttingen, Amburgo ed Oxford. È stato incaricato di corso nelle università di Friburgo e Neuchâtel; attualmente insegna latino e greco al liceo e svolge attività di ricerca. È autore di vari studi nell’ambito della letteratura tardoantica. * * * * * I tre incontri saranno introdotti e moderati da Fernando Lepori, presidente dell’Associazione Biblioteca Salita dei Frati. Un intervento al termine del ciclo sarà di Ernesto Borghi. Le conversazioni si tengono nella sala di lettura della Biblioteca Salita dei Frati a Lugano. |
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