Nel mondo romano l’abbigliamento è un tratto identitario molto significativo: per esempio, differenzia il civis Romanus da chi non possiede la cittadinanza, è indicatore di genere, classe d’età, estrazione sociale, capacità economica, mestiere, appartenenza a specifici sacerdozi e, non da ultimo, provenienza da una determinata regione dell’impero. In molte provincie, infatti, l’abbigliamento “romano” è affiancato, se non quasi del tutto ignorato, dalla tradizione locale. Un’ulteriore variabile nel dresscode del mondo romano è poi introdotta dalla diacronia: nemmeno la toga, l’abito romano per eccellenza, rimane uguale a se stessa nel corso dei secoli.
La combinazione di fonti letterarie e iconografiche (scultura e pittura) ci restituisce un’idea abbastanza precisa di questa grande varietà di stili vestimentari. Purtroppo, a causa della loro natura organica, realia – vale a dire resti più o meno consistenti di abiti, uniformi, calzature, copricapi e accessori di vario genere – non si sono conservati che in rare circostanze, laddove il clima e le condizioni ambientali hanno permesso la loro sopravvivenza. Soprattutto Antinoe e Palmira sono in tal senso casi privilegiati, anche per la materialità dei tessili: fibre, tecniche di tessitura, colori, ornamenti applicati come galloni in filato d’oro e ricami.
ELISABETTA GAGETTI è dottore di ricerca in Archeologia greca e romana ed è abilitata come Professore associato in Archeologia classica. Ha insegnato Archeologia classica alla Masarykova Univerzita (Brno, CZ) e alla Trnavska Univerzita v Trnave (Trnava, SK) dal 2005 al 2014. Attualmente svolge attività di ricercatore indipendente ed è docente a contratto presso l’Università degli Studi di Milano “La Statale”.
Il suo principale ambito di studio è la glittica, dall’Ellenismo all’Alto Medio Evo, il reimpiego di oggetti glittici sull’arredo liturgico, e la microscultura a tutto tondo in pietre dure. Dal 2017 ha riordinato la collezione glittica del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia (circa 8000 esemplari) e dal 2019 è membro del progetto di ricerca “Glyptics and glassmaking” presso il Musée du Louvre.
Ha dedicato diversi articoli ad altre forme di arte suntuarie e ha prodotto vari studi sull’immaginario dell’antico al cinema. È condirettore, con Gemma Sena Chiesa, della rivista “Gemmae. International Journal on Glyptic Studies” ed è membro del comitato scientifico della rivista “Pallas”.
In Canton Ticino ha vinto la borsa di studio 1998 dell’Associazione Archeologica Ticinese con il progetto di ricerca Anelli digitali di età romana dai territori degli odierni Lombardia e Canton Ticino; inoltre, è stata redattore scientifico e uno degli autori del volume in due tomi I Leponti tra mito e realtà, Raccolta di saggi in occasione della mostra, a cura di R.C. de Marinis e S. Biaggio Simona, Bellinzona 2000.
CV ed elenco completo delle pubblicazioni: https://independentresearcher.academia.edu/ElisabettaGagetti
Con il sostegno della Repubblica e Cantone Ticino / Aiuto federale per la lingua e la cultura italiana.
Per informazioni rivolgersi al segretariato della Delegazione della Svizzera Italiana dell'Associazione Italiana di Cultura Classica
Immagine:
Statua di donna romana (100/110 d.C.), München, Glyptothek (Public domain, via Wikimedia Commons)
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