Delegazione della Svizzera Italiana
dell'Associazione Italiana di Cultura Classica

 

INVITO

alla conferenza pubblica della Professoressa

Loredana Mancini

dell'Università di Siena

 

Ercole, l'eroe dei ponti.

Pietas e superstitio

nella decorazione dei ponti romani.

 

Martedì, 17 febbraio 2009, ore 20.30
Centro Elisarion,
Via Simen 3, Minusio.

 

 

A Roma, come in molte altre culture, la costruzione di un ponte è sentita come sacrilega, perché disturba e dissacra le correnti dei fiumi, e potenzialmente pericolosa, perché manomette il sottosuolo e produce il contatto con le potenze infere. Essa mobilita quindi un doppio apparato di gesti cautelativi: di tipo espiatorio, rivolti a placare la divinità offesa, e di tipo scaramantico, rivolti a scongiurare le forze ostili che potessero minare la stabilità della struttura. Di entrambe le modalità può dar conto la decorazione scultorea dei ponti, per quanto si può ricavare sia dalle strutture superstiti sia dalle raffigurazioni monetali: almeno una parte della ornamentazione sembra aver rivestito una funzione profilattica (ad es. falli, bucrani, archipendoli). Frequenti le raffigurazioni di Ercole o anche della sola clava: Ercole è, anche mitologicamente, l'eroe fondatore di ogni attività che regoli o modifichi il corso delle acque per motivi di utilitas o di salubritas (devia le acque del fiume per pulire le stalle di Augias, doma il dio fiume Acheloo, ecc.). Alla necessità di placare la divinità delle acque offesa dall'edificazione del ponte riconduce l'uso di raffigurare in un punto critico dell'edificio (ad es. sul cuneo di chiave delle arcate) le effigi delle divinità stesse (Neptunus, la maschera di Oceano) o di collocare nelle immediate adiacenze dell'edificio edicole o sacelli in onore del genio del corso d'acqua. La necessità che la divinità delle acque dia il suo assenso all'erezione del ponte è ribadita anche dalla retorica per immagini attestata dalle emissioni monetali commemoranti l'erezione, il restauro o il felice attraversamento di un ponte, in cui spesso il dio-fiume stesso compare benevolmente semisdraiato tra i piloni o sul parapetto dell'edificio.

Loredana Mancini nel 1994 ha conseguito la Laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università di Siena con una tesi dal titolo Liberalitas Augusti. Iconografia, storia, ideologia, relativa all'istituzione imperiale della pubblica assistenza e ai suoi riflessi sociali attraverso le arti figurative, in particolare attraverso l’iconografia numismatica. Dopo alcune esperienze di perfezionamento all’estero, negli anni 1997-2000 ha frequentato i corsi del Dottorato di ricerca in Antropologia del Mondo Antico e Storia della Tradizione Classica presso l’Università di Siena (tesi di dottorato: Usque in exitium dulces. Storie di sirene). Dal 2004 collabora con l'Università di Siena nel dipartimento di Archeologia e Antropologia del Mondo Classico e Filologia Classica III (Corso in Conservazione dei Beni Archeologici, sede di Grosseto). Insegna nella Scuola media superiore.
I suoi interessi e attitudini professionali sono rivolti allo studio del mondo antico, sia greco che romano, prevalentemente attraverso l’analisi dei documenti figurativi. Di recente si è interessata alla relazione uomo-animale nelle culture antiche e in particolare all’analisi delle categorie dell’ibrido e del mostro, soprattutto attraverso la documentazione iconografica.
Tra le sue pubblicazioni: 2004: La danza per 'figure'. Immagini del movimento ritmico nella Grecia arcaica, in Quaderni Warburg Italia, 2-3, 2004-2005, pp. 153-194; 2005: Il rovinoso incanto: storie di Sirene antiche, Bologna, Il Mulino; 2007: Con gli dei, in Zoomania. Animali, ibridi e mostri nelle culture umane. Siena, Santa Maria della Scala, 9 marzo – 27 maggio 2007, a cura di C. Franco, Siena 2007, pp. 121-144; Ibridi e mostri, ibid., pp. 145-166; 2008: Sirene e civette: il bestiario alato di Atena, in Oebalus. Studi sulla Campania antica, 2, 2008, pp. 49-79; Sirene, tra mito classico e immaginario occidentale, in L’Anima dell’Acqua. Catalogo della Mostra, Milano, Palazzo Reale.